Errore Medico: Morte per Infarto

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"La tragica vicenda di FDA rivela negligenza medica grave nel pronto soccorso, causando un decesso evitabile. La giustizia riporta il risarcimento per la perdita irrimediabile."

FDA, nel mese di gennaio del 2019, si trovava presso la propria abitazione quando improvvisamente veniva colto da forte sintomatologia dolorosa a livello toracico, tanto da far ritenere necessario ai suoi prossimi congiunti di contattare immediatamente il 118 dell’Azienda Sanitaria territorialmente competente. In seguito al primo contatto telefonico intercorso con la sala operativa del pronto soccorso, veniva inviata, presso il domicilio di FDA, una prima ambulanza che tuttavia giungeva con a bordo una sola infermiera e priva di personale medico, oltre che sprovvista della necessaria strumentazione per fornire le prime ed indispensabili cure allo sfortunato paziente.

Veniva pertanto ricontattato l’operatore del 118 che prontamente predisponeva l’invio di un’ulteriore ambulanza dotata di personale medico, consigliando al tempo stesso ai familiari di FDA, nell’attesa dell’arrivo del mezzo di soccorso, di condurre presso la propria abitazione il medico di continuità assistenziale (c.d. Guardia Medica), onde prestare i primi indispensabili soccorsi. A distanza di oltre un’ora dalla prima richiesta di intervento, si recava, presso l’abitazione di FDA, una seconda ambulanza del servizio 118 che, rilevati i parametri vitali dai quali si evinceva un preoccupante quadro clinico a carico del paziente, formulava diagnosi di “…riferita perdita di coscienza…stato soporoso”, somministrando al paziente esclusivamente una fiala di cortisone.

Alla luce delle condizioni di salute di FDA sempre più preoccupanti, il personale medico decideva di trasportarlo presso l’ospedale cittadino, dove giungeva dopo oltre due ore dalla comparsa dei primi sintomi. Una volta fatto ingresso presso il nosocomio, il medico accettante, dopo aver rilevato l’anamnesi del paziente, affermava che il Medico del 118 non sapeva riferire la causa del decadimento del paziente e che lo stesso giungeva in pronto soccorso per stato soporoso mentre mostrava i chiari segni dell’arresto cardio circolatorio – e veniva condotto dal 118 senza piastre ne monitor.

Purtroppo, le condizioni di salute di FDA non fecero registrare alcun miglioramento, tanto da culminare nel decesso, con diagnosi di dimissione di “infarto miocardico acuto complicato da arresto cardiaco”. Per tali motivi, i prossimi congiunti del signor FDA chiedevano assistenza legale sottoponendoci il caso e la storia clinica sopra descritta. Tutta la documentazione medica veniva acquisita dal nostro Studio e sottoposta ai nostri Consulenti medico-legali e specialistici che redigevano consulenza dalla quale emergeva la responsabilità della struttura sanitaria che a vario titolo aveva avuto in cura FDA.

I profili di responsabilità venivano, infatti, ricondotti alla condotta altamente colposa posta dal personale sanitario in servizio presso il 118 che, oltre a non prestare le necessarie ed appropriate cure al paziente nell’immediatezza dell’evento dallo stesso lamentato, ometteva di compiere ogni accertamento anche durante il suo trasporto dall’abitazione di FDA sino all’ospedale cittadino. I medici del 118, infatti, in spregio alle più elementari regole dettate nella gestione di casi consimili a quello sofferto dal Sig. FDA, non eseguivano un ECG né tanto meno – per come denunciato chiaramente dal medico accettante in ospedale – apponevano piastre e monitor cardiaco sul paziente che avrebbero certamente consentito di rilevare il gravissimo quadro clinico ed avviare le indispensabili manovre cardiache per scongiurare il tragico evento esiziale.

Alla luce di tali risultanze, veniva aperto il sinistro mediante invio di formale diffida e messa in mora e, all’esito dell’istruttoria svolta dalla compagnia assicurativa della struttura sanitaria coinvolta, si addiveniva ad accordo transattivo che si concludeva in maniera positiva e soddisfacente con il riconoscimento a favore degli eredi di FDA di un’ingente somma a titolo di risarcimento del danno da perdita del rapporto parentale.

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