Negligenza Medica: Paziente Diabetico

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"L'incidente di S.D.B. evidenzia l'importanza vitale della gestione accurata del diabete, richiedendo protocolli e controlli precisi per evitare tragedie."

S.D.B., affetto da diabete mellito di tipo II per il quale assumeva quotidianamente farmaco ipoglicemizzante – in seguito all’assunzione accidentale di una quantità elevata di farmaco a base di benzodiazepine – veniva soccorso da personale del SUEM 118 presso la propria abitazione e trasferito presso il nosocomio paolano. Ivi giunto, SDB veniva sottoposto a tutta una serie di esami e accertamenti, e sebbene veniva rilevato a suo carico uno stato soporoso, lo stesso risultava facilmente risvegliabile e capace di rispondere in modo appropriato alle domande che gli venivano rivolte dal personale sanitario, a riprova del fatto che, durante l’efficacia massima dell’azione lesiva del farmaco accidentalmente assunto, il paziente non versava in uno stato di coma.

Dopo il preliminare inquadramento clinico, il personale medico dell’ospedale cittadino prescriveva la terapia farmacologica che già assumeva a domicilio, stante la patologia diabetica da cui era affetto, al fine di garantire valori glicemici nella norma. Nei giorni successivi, veniva registrata a carico di SDB una lieve ipoglicemia (valore 77), motivo per cui veniva avviata somministrazione di soluzione glucosata, che garantiva una rapida ripresa dei valori glicemici e, con essi, di una condizione clinica del paziente stabile emodinamicamente e da un punto di vista respiratorio, mantenendo, sebbene gli esami di laboratorio manifestassero valori di benzodiazepina ancora molto elevati, assoluta lucidità e piena capacità di rispondere agli stimoli. Tuttavia, nei giorni a seguire, veniva eseguito nuovo stick glicemico che documentava una grave ipoglicemia (valore 55), contrastata immediatamente dalla somministrazione di una nuova soluzione glucosata. Durante tale fase in cui il paziente accusava uno stato confusionale, dovuto all’apprezzata ipoglicemia, veniva richiesta l’esecuzione di una TC encefalo che, tuttavia, non documentava alcuna lesione e, infatti, una volta recuperati i valori normali di glicemia, lo stesso faceva registrare una normalizzazione dei parametri generali.

Ritenendo che lo stato soporoso fosse esclusivamente correlato all’assunzione di benzodiazepine, al fine di contrastarne gli effetti, veniva somministrata soluzione di Anexate e, successivamente, veniva richiesta consulenza psichiatrica. Durante tale accertamento specialistico, SDB, che non versava in stato di coma, ricostruiva l’intera vicenda allo Psichiatra di turno, riferendo di aver assunto accidentalmente una dose eccessiva di benzodiazepine, tant’è che lo stesso specialista definiva il “…paziente lucido, parzialmente orientato, consapevole del gesto effettuato e si esclude ideazione suicidaria”, prescrivendo la prosecuzione del trattamento antagonista dell’effetto causato dalle benzodiazepine con l’assunzione del farmaco Anexate. Purtroppo, però, il quadro clinico di SDB veniva fortemente condizionato dall’instabilità dei valori glicemici sostenuta dalla somministrazione di insulina, che veniva disposta dal personale sanitario del nosocomio in argomento, alla luce dell’impossibilità del paziente ad assumere il farmaco per via orale per evidenti difficoltà nella deglutizione.

Dalla lettura della cartella clinica emergeva che durante tutta la giornata successiva, nella quale il paziente non veniva nemmeno alimentato, non veniva eseguito alcun controllo glicemico, né attivato alcun altro presidio volto a garantire un adeguata gestione assistenziale dello stesso, al punto che il giorno seguente, intorno alle h. 08.00, veniva eseguito esame glicemico che faceva registrare un valore pari a 20, motivo per il quale il SDB entrava in stato di coma GCS 1+1+1 e, dopo una lunga attesa di circa 8 ore, intubato e trasferito presso l’U.O. di Anestesia e Rianimazione. SDB giungeva, quindi, nel reparto summenzionato, dove veniva nuovamente dato risalto ad una insufficienza respiratoria da abuso di benzodiazepine e successivamente sottoposto a nuovo esame glicemico che rilevava un valore di glicemia pari a 13 (!) che, finalmente, ma evidentemente troppo tardivamente, faceva comprendere al personale sanitario operante il quadro clinico del paziente e soprattutto l’origine dello stato di coma, tanto da avviare terapia con soluzione glucosata e nutrizione parenterale totale, al fine di alimentare correttamente un paziente che non deglutiva e che fino ad allora era rimasto digiuno. Veniva, pertanto, avviata somministrazione di soluzione glucosata che bilanciava i valori glicemici tanto che, il giorno successivo, SDB riemergeva dallo stato di coma, facendo rilevare nei giorni seguenti valori glicemici stabili, al punto da far ritenere opportuno al personale medico che lo aveva in cura, le dimissioni dall’U.O. di Anestesia e Rianimazione. Tuttavia – però – dopo un solo giorno dalla dimissione dall’U.O. di Anestesia e Rianimazione, SDB decedeva a causa di “Diabete con altri tipi di coma”.

Per tali motivi, i prossimi congiunti del signor SDB chiedevano assistenza legale sottoponendoci il caso e la storia clinica sopra descritta. Tutta la documentazione medica veniva acquisita dal nostro Studio e sottoposta ai nostri Consulenti medico-legali e specialistici che redigevano consulenza dalla quale emergeva la responsabilità della struttura sanitaria che a vario titolo aveva avuto in cura SDB. I profili di responsabilità venivano, infatti, ricondotti alla

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